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La tiroide di Hashimoto: cause, sintomi, diagnosi e trattamento

La tiroide di Hashimoto, nota anche come tiroidite di Hashimoto o tiroidite cronica autoimmune, rappresenta la causa più comune di ipotiroidismo nei paesi sviluppati. Questa patologia autoimmune colpisce la ghiandola tiroidea, causando un’infiammazione cronica che può compromettere progressivamente la sua funzionalità.

Comprendere le cause che determinano questa condizione, riconoscere i sintomi caratteristici, conoscere i metodi di diagnosi e le opzioni di trattamento disponibili è fondamentale per gestire efficacemente questa patologia e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Anatomia e funzione della tiroide

La tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla situata nella parte anteriore del collo, davanti alla trachea. Questa ghiandola produce ormoni essenziali per il metabolismo corporeo, la crescita e lo sviluppo. I principali ormoni tiroidei sono la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3), che regolano numerose funzioni corporee.

Nella tiroide di Hashimoto, il sistema immunitario erroneamente attacca il tessuto tiroideo, causando un’infiammazione cronica che può portare alla graduale distruzione delle cellule produttrici di ormoni. Questo processo autoimmune rappresenta il meccanismo patologico alla base della malattia.

Cause della tiroidite di Hashimoto

Le cause della tiroide di Hashimoto sono multifattoriali e coinvolgono una complessa interazione tra predisposizione genetica, fattori ambientali e trigger immunologici che possono scatenare la risposta autoimmune.

Fattori genetici

La predisposizione genetica gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della tiroidite di Hashimoto. Esistono specifici alleli del complesso maggiore di istocompatibilità (HLA) che aumentano il rischio di sviluppare questa patologia autoimmune. La familiarità per malattie tiroidee autoimmuni rappresenta un fattore di rischio significativo.

Studi epidemiologici dimostrano che parenti di primo grado di pazienti con tiroidite di Hashimoto hanno un rischio aumentato di sviluppare la stessa condizione o altre patologie autoimmuni tiroidee, suggerendo una forte componente ereditaria.

Fattori ormonali

Il sesso femminile rappresenta un importante fattore di rischio, con le donne che sviluppano la tiroidite di Hashimoto con una frequenza 5-10 volte superiore rispetto agli uomini. Gli estrogeni sembrano influenzare la risposta immunitaria e possono favorire lo sviluppo di malattie autoimmuni.

Le fluttuazioni ormonali durante gravidanza, parto e menopausa possono rappresentare momenti di particolare vulnerabilità per lo sviluppo o l’aggravamento della tiroidite di Hashimoto.

Fattori ambientali

L’esposizione a radiazioni ionizzanti, particolarmente durante l’infanzia, può aumentare il rischio di sviluppare patologie tiroidee autoimmuni. Anche l’eccesso di iodio nella dieta può scatenare o aggravare la tiroidite autoimmune in soggetti predisposti.

Infezioni virali, stress psicofisico intenso e l’esposizione a sostanze tossiche ambientali possono rappresentare trigger che scatenano la risposta autoimmune in individui geneticamente predisposti.

Sintomi della tiroide di Hashimoto

I sintomi della tiroide di Hashimoto si sviluppano generalmente in modo graduale e possono variare significativamente da persona a persona, a seconda del grado di compromissione della funzione tiroidea e della fase della malattia.

Sintomi dell’ipotiroidismo

Nella fase avanzata della malattia, quando la produzione di ormoni tiroidei è significativamente ridotta, si manifestano i tipici sintomi dell’ipotiroidismo. La stanchezza e l’affaticamento rappresentano spesso i primi segnali, accompagnati da una generale riduzione dell’energia e della vitalità.

L’aumento di peso, nonostante un appetito normale o ridotto, è frequente e spesso difficile da controllare. La sensazione di freddo, particolarmente alle estremità, riflette il rallentamento del metabolismo basale caratteristico dell’ipotiroidismo.

Sintomi neuropsichiatrici

I disturbi dell’umore, inclusi depressione, irritabilità e ansia, sono comuni nei pazienti con tiroidite di Hashimoto. Questi sintomi possono precedere di mesi o anni la diagnosi di ipotiroidismo clinicamente evidente.

La difficoltà di concentrazione, i problemi di memoria e il rallentamento dei processi cognitivi possono compromettere significativamente la qualità di vita e le performance lavorative o scolastiche.

Sintomi fisici

La secchezza della pelle e la fragilità dei capelli e delle unghie sono manifestazioni comuni. I capelli possono diventare sottili, opachi e tendere a cadere, mentre la pelle può apparire pallida e poco elastica.

La stipsi cronica, dovuta al rallentamento del transito intestinale, rappresenta un sintomo frequente che può causare significativo disagio. Anche i disturbi del ciclo mestruale, con cicli irregolari o più abbondanti, sono comuni nelle donne affette.

Diagnosi della tiroidite di Hashimoto

La diagnosi della tiroide di Hashimoto si basa su una combinazione di valutazione clinica, esami di laboratorio specifici e, quando necessario, esami strumentali che permettono di confermare la presenza della patologia autoimmune.

Esami di laboratorio

Il dosaggio del TSH (ormone tireostimolante) rappresenta il primo esame di screening per valutare la funzionalità tiroidea. Nella tiroidite di Hashimoto, il TSH è tipicamente elevato, riflettendo lo sforzo dell’ipofisi di stimolare una tiroide che non risponde adeguatamente.

La misurazione degli ormoni tiroidei liberi (FT3 e FT4) fornisce informazioni dirette sulla produzione ormonale. Nella fase conclamata della malattia, questi valori risultano tipicamente ridotti.

Anticorpi specifici

La presenza di anticorpi anti-tireoperossidasi (anti-TPO) e anti-tireoglobulina (anti-TG) rappresenta il marker diagnostico specifico della tiroidite autoimmune. Questi anticorpi sono presenti nella maggior parte dei pazienti con tiroidite di Hashimoto e confermano la natura autoimmune della patologia.

Gli anticorpi anti-TPO sono particolarmente importanti dal punto di vista diagnostico e prognostico, essendo presenti in oltre il 90% dei pazienti con tiroidite di Hashimoto confermata.

Esami strumentali

L’ecografia tiroidea può rivelare caratteristiche tipiche della tiroidite cronica, come un’ecostruttura disomogenea, ipoecogena e la presenza di pseudonoduli infiammatori. Questo esame aiuta anche a escludere altre patologie tiroidee e a monitorare l’evoluzione della malattia.

In casi selezionati, può essere necessaria la scintigrafia tiroidea per valutare la distribuzione funzionale del tessuto tiroideo e distinguere la tiroidite da altre forme di ipotiroidismo.

Trattamento della tiroide di Hashimoto

Il trattamento della tiroide di Hashimoto si basa principalmente sulla terapia sostitutiva con ormoni tiroidei sintetici per compensare la ridotta produzione endogena e ripristinare l’equilibrio metabolico dell’organismo.

Terapia ormonale sostitutiva

La levotiroxina (T4 sintetico) rappresenta il trattamento standard per l’ipotiroidismo causato dalla tiroidite di Hashimoto. Questo farmaco fornisce l’ormone tiroideo che la ghiandola non è più in grado di produrre in quantità sufficienti.

Il dosaggio deve essere personalizzato in base all’età, al peso corporeo, alla gravità dell’ipotiroidismo e alla risposta individuale al trattamento. L’obiettivo è normalizzare i livelli di TSH e alleviare i sintomi dell’ipotiroidismo.

Monitoraggio e aggiustamenti

Il controllo periodico della funzionalità tiroidea attraverso il dosaggio del TSH è essenziale per verificare l’efficacia della terapia e apportare eventuali aggiustamenti posologici. Inizialmente, i controlli devono essere più frequenti, per poi distanziarsi quando si raggiunge la stabilizzazione.

La risposta al trattamento è generalmente graduale, con un miglioramento dei sintomi che può richiedere settimane o mesi per diventare evidente. È importante mantenere una buona aderenza terapeutica per ottimizzare i risultati.

Gestione nutrizionale

L’apporto adeguato di iodio è importante, ma deve essere bilanciato: l’eccesso può aggravare l’autoimmunità tiroidea, mentre la carenza può peggiorare l’ipotiroidismo. Una dieta equilibrata con un apporto di iodio moderato è generalmente raccomandata.

Il selenio, attraverso la sua funzione antiossidante, può avere effetti benefici sulla funzione tiroidea e sulla riduzione degli anticorpi anti-TPO in alcuni pazienti, ma il suo utilizzo deve essere discusso con il medico.

Conseguenze e complicazioni

Le conseguenze della tiroide di Hashimoto non trattata possono essere significative e interessare molteplici sistemi dell’organismo, rendendo essenziale una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato.

Complicazioni cardiovascolari

L’ipotiroidismo non trattato può causare bradicardia, aumento della pressione diastolica e alterazioni del profilo lipidico con incremento del colesterolo LDL e dei trigliceridi. Queste alterazioni aumentano il rischio cardiovascolare a lungo termine.

L’effusione pericardica, anche se rara, può svilupparsi nei casi di ipotiroidismo severo e prolungato, richiedendo un trattamento specifico oltre alla terapia ormonale sostitutiva.

Effetti sulla fertilità e gravidanza

Nelle donne, la tiroidite di Hashimoto può causare irregolarità mestruali, infertilità e aumentato rischio di aborto spontaneo. Durante la gravidanza, l’ipotiroidismo materno può influenzare negativamente lo sviluppo neurologico del feto.

Il fabbisogno di levotiroxina tipicamente aumenta durante la gravidanza, rendendo necessario un monitoraggio più stretto e aggiustamenti terapeutici appropriati.

Impatto sulla qualità di vita

I sintomi neuropsichiatrici associati all’ipotiroidismo possono compromettere significativamente la qualità di vita, influenzando le relazioni interpersonali, le performance lavorative e il benessere psicologico generale.

La gestione ottimale della tiroidite di Hashimoto attraverso diagnosi precoce, trattamento appropriato e follow-up regolare permette alla maggior parte dei pazienti di mantenere una buona qualità di vita e prevenire le complicazioni a lungo termine associate all’ipotiroidismo non controllato.