
La tendinite: cause, sintomi, diagnosi, trattamento e prevenzione
La tendinite rappresenta una delle patologie muscolo-scheletriche più comuni, caratterizzata dall’infiammazione di uno o più tendini, le strutture fibrose che collegano i muscoli alle ossa. Questa condizione può colpire qualsiasi tendine del corpo, ma alcune sedi sono più frequentemente interessate a causa delle sollecitazioni ripetute o dell’anatomia specifica.
Comprendere le cause che determinano l’insorgenza della tendinite, riconoscere i sintomi caratteristici, conoscere i metodi di diagnosi e le opzioni di trattamento e prevenzione disponibili è essenziale per gestire efficacemente questa patologia e prevenire le recidive.
Anatomia dei tendini e meccanismo dell’infiammazione
I tendini sono strutture fibrose composte principalmente da collagene che trasmettono la forza generata dai muscoli alle ossa, permettendo il movimento articolare. Queste strutture sono caratterizzate da una vascolarizzazione limitata, specialmente nelle zone di inserzione, che le rende più vulnerabili ai processi degenerativi.
La tendinite può svilupparsi attraverso meccanismi infiammatori acuti o processi degenerativi cronici. Nel primo caso, si verifica una vera infiammazione del tendine con presenza di cellule infiammatorie, mentre nel secondo caso predominano alterazioni strutturali del collagene senza significativa componente infiammatoria.
Cause della tendinite
Le cause della tendinite sono molteplici e spesso correlate a fattori biomeccanici, anatomici e ambientali che determinano un sovraccarico funzionale o microtraumi ripetuti delle strutture tendinee.
Sovraccarico funzionale
L’uso eccessivo o ripetitivo di un particolare gruppo muscolo-tendineo rappresenta la causa più comune di tendinite. Attività lavorative che richiedono movimenti ripetitivi, come digitazione prolungata, sollevamento di pesi o lavori manuali, possono predisporre allo sviluppo di tendiniti specifiche.
L’attività sportiva intensiva o mal condotta può causare tendiniti da sovraccarico, particolarmente quando si verifica un aumento improvviso dell’intensità o della durata dell’allenamento senza un adeguato condizionamento progressivo.
Fattori biomeccanici
Alterazioni biomeccaniche come squilibri muscolari, rigidità articolare o difetti posturali possono modificare la distribuzione delle forze sui tendini, creando zone di sovraccarico che predispongono all’infiammazione. La debolezza dei muscoli stabilizzatori può aumentare il carico sui tendini principali.
Calzature inadeguate, superfici di allenamento inappropriate o attrezzature sportive mal dimensionate possono alterare la biomeccanica del movimento e contribuire allo sviluppo di tendiniti.
Fattori anatomici
Alcune varianti anatomiche, come piede piatto o cavo, dismetrie degli arti o conformazioni articolari particolari, possono predisporre a specifiche tendiniti creando sollecitazioni anomale sui tendini durante il movimento.
L’età rappresenta un fattore importante: con l’invecchiamento, i tendini perdono elasticità e capacità rigenerativa, diventando più suscettibili ai microtraumi e ai processi degenerativi.
Fattori sistemici
Alcune patologie sistemiche come diabete mellito, artrite reumatoide, gotta o ipotiroidismo possono aumentare il rischio di sviluppare tendiniti. Questi disturbi possono alterare la struttura del collagene o creare un ambiente infiammatorio sistemico.
L’uso di alcuni farmaci, particolarmente antibiotici fluorochinolonici e corticosteroidi, può aumentare il rischio di tendinopatie compromettendo la sintesi del collagene o alterando le proprietà meccaniche dei tendini.
Sintomi della tendinite
I sintomi della tendinite variano in base alla sede interessata, alla gravità dell’infiammazione e alla fase della patologia, ma esistono manifestazioni comuni che caratterizzano questa condizione.
Dolore caratteristico
Il dolore rappresenta il sintomo principale e si caratterizza per essere inizialmente presente solo durante l’attività che sollecita il tendine interessato. Nelle fasi precoci, il dolore può scomparire completamente a riposo, mentre nelle forme più avanzate può persistere anche durante le attività quotidiane.
Il dolore tipicamente si intensifica all’inizio dell’attività (dolore “a freddo”), può migliorare dopo il riscaldamento e ripresentarsi al termine dell’esercizio. Nelle fasi croniche, il dolore può essere presente costantemente e interferire con il sonno.
Rigidità e limitazione funzionale
La rigidità mattutina o dopo periodi di inattività è comune nelle tendiniti, particolarmente in quelle croniche. Questa rigidità si manifesta con difficoltà nell’iniziare il movimento e necessità di un periodo di “riscaldamento” per raggiungere la piena mobilità.
La limitazione funzionale può essere significativa nelle fasi acute, con riduzione della forza muscolare e dell’ampiezza di movimento dell’articolazione coinvolta.
Segni locali
Il gonfiore localizzato lungo il decorso del tendine può essere presente, specialmente nelle forme acute. Questo edema è solitamente fusiforme e segue l’anatomia del tendine interessato.
La sensibilità alla palpazione lungo il tendine, particolarmente nelle zone di inserzione ossea, rappresenta un segno caratteristico che aiuta nella localizzazione della lesione.
Diagnosi della tendinite
La diagnosi della tendinite si basa principalmente sulla valutazione clinica, supportata quando necessario da esami strumentali che permettono di confermare la diagnosi e valutare l’estensione del danno tendineo.
Valutazione clinica
L’anamnesi dettagliata deve identificare l’insorgenza dei sintomi, i fattori scatenanti, le attività che aggravano o alleviano il dolore e la presenza di eventuali fattori di rischio. L’esame fisico include la valutazione della postura, della mobilità articolare e test specifici per ogni tendine.
I test provocativi, che riproducono il dolore attraverso movimenti specifici contro resistenza, rappresentano strumenti diagnostici fondamentali per identificare il tendine interessato e valutare la gravità della condizione.
Esami strumentali
L’ecografia rappresenta l’esame di prima scelta per la valutazione delle patologie tendinee, permettendo di visualizzare l’ispessimento del tendine, le alterazioni dell’ecostruttura e la presenza di versamenti nelle guaine tendinee.
La risonanza magnetica nucleare è riservata ai casi complessi o quando l’ecografia non fornisce informazioni sufficienti, permettendo una valutazione più dettagliata delle strutture tendinee e dei tessuti circostanti.
Trattamento della tendinite
Il trattamento della tendinite deve essere personalizzato in base alla fase della patologia, alla sede interessata e ai fattori individuali del paziente, seguendo un approccio graduale che va dalle misure conservative ai trattamenti più invasivi.
Fase acuta
Nella fase acuta, l’obiettivo principale è ridurre l’infiammazione e il dolore attraverso il riposo relativo, evitando le attività che scatenano o aggravano i sintomi. L’applicazione di ghiaccio per 15-20 minuti più volte al giorno può aiutare a controllare l’infiammazione.
I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) possono essere utilizzati per brevi periodi per controllare dolore e infiammazione. Il paracetamolo rappresenta un’alternativa per il controllo del dolore quando i FANS sono controindicati.
Fisioterapia e riabilitazione
Il programma riabilitativo rappresenta il cardine del trattamento conservativo e deve essere iniziato precocemente per prevenire l’irrigidimento e favorire la guarigione. Gli esercizi di stretching dolce aiutano a mantenere la flessibilità, mentre quelli di rinforzo eccentrico promuovono la rigenerazione del collagene.
Le tecniche di terapia manuale, inclusi massaggio e mobilizzazione dei tessuti molli, possono contribuire a migliorare la vascolarizzazione locale e ridurre le aderenze tissutali.
Terapie fisiche
Le terapie fisiche strumentali come ultrasuoni, laser terapia, tecarterapia e onde d’urto possono essere utilizzate come coadiuvanti nel trattamento conservativo per favorire la guarigione e ridurre l’infiammazione.
Le onde d’urto extracorporee hanno mostrato efficacia particolare nelle tendinopatie croniche, stimolando i processi riparativi e la neoangiogenesi.
Trattamenti iniettivi
Le infiltrazioni con corticosteroidi possono essere considerate nei casi resistenti al trattamento conservativo, ma devono essere utilizzate con cautela per il rischio di rottura tendinea. Le infiltrazioni con acido ialuronico o plasma ricco di piastrine (PRP) rappresentano alternative più sicure.
La proloterapia e le infiltrazioni con sostanze sclerosanti possono essere utilizzate in casi selezionati di tendinopatie croniche resistenti ai trattamenti convenzionali.
Prevenzione della tendinite
La prevenzione della tendinite si basa sull’identificazione e la correzione dei fattori di rischio, insieme all’adozione di strategie comportamentali e biomeccaniche appropriate per ridurre il sovraccarico tendineo.
Condizionamento progressivo
L’aumento graduale dell’intensità e del volume dell’attività fisica rappresenta la strategia preventiva più importante. Programmi di condizionamento che includono rinforzo muscolare, miglioramento della flessibilità e correzione degli squilibri biomeccanici riducono significativamente il rischio di tendiniti.
Il riscaldamento adeguato prima dell’attività e il raffreddamento al termine sono essenziali per preparare i tessuti allo sforzo e favorire il recupero.
Ergonomia e attrezzature
Nel contesto lavorativo, l’ottimizzazione della postazione di lavoro e l’utilizzo di attrezzature ergonomiche possono ridurre le sollecitazioni ripetitive sui tendini. Pause frequenti e variazione delle attività aiutano a prevenire il sovraccarico.
L’utilizzo di calzature appropriate, attrezzature sportive ben dimensionate e superfici di allenamento adeguate contribuisce a mantenere una biomeccanica corretta.
Gestione dei fattori di rischio
Il controllo delle patologie sistemiche predisponenti, il mantenimento di un peso corporeo adeguato e l’evitamento di farmaci potenzialmente dannosi per i tendini rappresentano strategie preventive importanti.
La gestione appropriata della tendinite attraverso diagnosi tempestiva, trattamento personalizzato e strategie preventive efficaci permette nella maggior parte dei casi di ottenere una guarigione completa e prevenire le recidive, mantenendo la funzionalità e la qualità di vita del paziente.