Calazio: cause, sintomi e trattamenti
Il calazio è una delle problematiche palpebrali più comuni e si presenta come un nodulo duro e generalmente non doloroso sulla palpebra. Sebbene possa risultare antiestetico e fastidioso, nella maggior parte dei casi si tratta di una condizione benigna che tende a risolversi spontaneamente o con semplici trattamenti domiciliari. Conoscere le cause del calazio all’occhio e sapere come gestirlo aiuta ad affrontare questo disturbo con serenità.
Cos’è il calazio
Il calazio è una tumefazione della palpebra causata dall’ostruzione di una ghiandola di Meibomio. Queste ghiandole, situate nello spessore delle palpebre sia superiori che inferiori, producono la componente lipidica del film lacrimale, fondamentale per prevenire l’evaporazione delle lacrime e mantenere la superficie oculare lubrificata. Una disfunzione di queste ghiandole può contribuire anche allo sviluppo della sindrome dell’occhio secco.
Quando il dotto escretore di una di queste ghiandole si ostruisce, il secreto oleoso si accumula all’interno formando una cisti. Il sistema immunitario reagisce a questo accumulo con un processo infiammatorio cronico, detto granulomatoso, che porta alla formazione del caratteristico nodulo palpebrale. Il calazio può svilupparsi su entrambe le palpebre, anche se interessa più frequentemente quella superiore.
Differenza tra calazio e orzaiolo
Calazio e orzaiolo vengono spesso confusi perché entrambi si manifestano come rigonfiamenti sulla palpebra, ma si tratta di condizioni diverse per causa, aspetto e decorso.
L’orzaiolo è un’infezione acuta, generalmente batterica, che colpisce le ghiandole sebacee o le ghiandole sudoripare associate alle ciglia. Si presenta come un rigonfiamento arrossato e molto dolente, spesso con una piccola raccolta di pus visibile. L’orzaiolo ha un esordio rapido ed è accompagnato da sintomi infiammatori intensi come rossore, calore e dolore alla palpazione.
Il calazio, al contrario, si sviluppa più lentamente e non è causato primariamente da un’infezione. Il nodulo è tipicamente duro, ben definito, poco o per nulla dolente e non presenta segni di infezione attiva. Mentre l’orzaiolo tende a risolversi in pochi giorni, il calazio può persistere per settimane o mesi se non trattato adeguatamente.
È importante ricordare che talvolta un orzaiolo non completamente risolto può evolvere in calazio, quando l’infiammazione acuta si cronicizza e residua l’ostruzione ghiandolare.
Cause del calazio
La causa diretta del calazio all’occhio è l’ostruzione del dotto escretore di una ghiandola di Meibomio, ma diversi fattori possono predisporre a questa condizione.
Blefarite e disfunzione delle ghiandole di Meibomio
La blefarite, un’infiammazione cronica del margine palpebrale, rappresenta il principale fattore di rischio. Questa condizione altera la qualità e la fluidità del secreto delle ghiandole di Meibomio, rendendolo più denso e favorendone il ristagno. Le persone che soffrono di blefarite hanno una probabilità significativamente maggiore di sviluppare calazi, spesso in modo ricorrente.
Altri fattori predisponenti
Alcune condizioni dermatologiche come la rosacea e la dermatite seborroica si associano frequentemente a problemi delle ghiandole palpebrali. Anche l’acne può favorire l’ostruzione dei dotti ghiandolari. Le alterazioni ormonali, in particolare quelle che modificano la composizione del sebo, possono influire sulla funzionalità delle ghiandole di Meibomio.
Una scarsa igiene palpebrale contribuisce all’accumulo di detriti e secrezioni sul margine delle palpebre, facilitando l’ostruzione ghiandolare. L’uso di cosmetici, soprattutto se di scarsa qualità o non rimossi accuratamente, può avere lo stesso effetto. Anche lo stress e un sistema immunitario indebolito sembrano giocare un ruolo nello sviluppo del calazio.
Sintomi del calazio
Il calazio si manifesta inizialmente come un lieve gonfiore sulla palpebra, che nel giro di alcuni giorni evolve in un nodulo ben definito. Le caratteristiche tipiche permettono di riconoscerlo abbastanza facilmente.
Aspetto e localizzazione
Il nodulo appare come una tumefazione rotondeggiante, delle dimensioni variabili da pochi millimetri a oltre un centimetro. Ha una consistenza dura, quasi cartilaginea, e si trova generalmente nella parte centrale della palpebra, lontano dal margine ciliare. La cute sovrastante può apparire normale o leggermente arrossata, ma senza i segni di infiammazione acuta tipici dell’orzaiolo.
Sintomi associati
Nella fase iniziale può essere presente un leggero fastidio o senso di peso sulla palpebra. Il dolore è generalmente assente o minimo, a meno che non si sovrapponga un’infezione secondaria. Quando il calazio raggiunge dimensioni considerevoli può causare una pressione sul bulbo oculare, provocando visione offuscata o astigmatismo temporaneo. In alcuni casi la palpebra può apparire visibilmente gonfia, creando un disagio estetico.
Se il calazio si infetta, compaiono rossore intenso, dolore, calore e talvolta secrezione purulenta. In questa situazione il quadro clinico diventa simile a quello di un orzaiolo e richiede una gestione più attenta.
Trattamenti per il calazio
La gestione del calazio all’occhio prevede un approccio graduale, partendo da misure conservative per arrivare, nei casi resistenti, a trattamenti più invasivi.
Impacchi caldi e massaggio palpebrale
Il trattamento di prima linea consiste nell’applicazione di impacchi caldi sulla palpebra interessata. Il calore ammorbidisce il secreto solidificato all’interno della ghiandola e favorisce lo sblocco del dotto ostruito. Si consiglia di applicare un panno pulito imbevuto di acqua calda, o una maschera riscaldabile specifica, per 10-15 minuti, 3-4 volte al giorno.
Dopo l’impacco caldo è utile eseguire un delicato massaggio della palpebra, con movimenti circolari che spingono verso il margine palpebrale. Questa manovra aiuta a spremere il contenuto della ghiandola attraverso il dotto. La costanza è fondamentale: il trattamento va proseguito per diverse settimane prima di valutarne l’efficacia.
Igiene palpebrale
Mantenere una corretta igiene del margine palpebrale è essenziale sia per il trattamento che per la prevenzione delle recidive. Esistono in commercio salviettine detergenti specifiche o schiume per l’igiene perioculare che aiutano a rimuovere i detriti e le secrezioni che favoriscono l’ostruzione ghiandolare. In alternativa si può utilizzare una soluzione diluita di shampoo neutro per bambini.
Terapia farmacologica
Se il calazio mostra segni di infiammazione o infezione, il medico può prescrivere colliri o pomate antibiotiche da applicare localmente. In alcuni casi vengono utilizzati colliri a base di corticosteroidi per ridurre l’infiammazione, sempre sotto controllo medico per evitare effetti collaterali. Gli antibiotici per via orale sono raramente necessari, riservati alle forme complicate o ai pazienti con fattori di rischio particolari.
Trattamento chirurgico
Quando il calazio non si risolve con le terapie conservative dopo 4-6 settimane, o quando le sue dimensioni causano disturbi significativi, può essere indicato l’intervento chirurgico. Si tratta di una procedura ambulatoriale, eseguita in anestesia locale, che prevede una piccola incisione sulla superficie interna della palpebra per drenare il contenuto della cisti e rimuovere il tessuto granulomatoso.
L’intervento è rapido, poco doloroso e generalmente risolutivo. In alternativa, alcuni specialisti propongono l’iniezione di corticosteroidi direttamente nel calazio, una tecnica efficace soprattutto per le lesioni di piccole dimensioni.
Quando rivolgersi all’oculista
È consigliabile richiedere una visita oculistica quando il calazio non migliora dopo alcune settimane di trattamento domiciliare o quando tende a recidivare frequentemente. Una visita è opportuna anche in caso di calazio di grandi dimensioni che interferisce con la vista o causa un importante disagio estetico.
È necessario rivolgersi tempestivamente allo specialista se compaiono segni di infezione come dolore intenso, rossore marcato, gonfiore diffuso della palpebra o febbre. Particolare attenzione meritano i calazi che si ripresentano sempre nella stessa posizione, poiché in rari casi possono mascherare patologie più serie che richiedono accertamenti specifici.